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gpdimonderose | Posted: 20/4/2013, 15:20 .............................La rosa senza perchéLa portata e la gittata di una “certa” teo-logia negativa – discorsonegativo o interrogativo intorno a Dio – che in questa sede vorreiindicare, è quella che mi sembra trapelare, nel modo di un bassocontinuo di sinfonia, dalle maglie del pensiero di Derrida. Vibrazionesilenziosa, si marca forse attraverso la manovra sotterranea delladecostruzione, impegnata nel lavoro di mantenimento di un’anar-chica attività di dislocazione, di un’interruzione eccellente già dasempre in atto in ogni sistema; quella operata dalla differance-traccia– spaziatura, piega, altro, eterogeneo, terzo oltre ogni genere di es-sere – che avrebbe interdetto il procedere metafisico, come resistenzainsuperabile e irrisalibile al cuore di esso.Tale impasse inscritta in modo anarchico in ogni principio diragione, disvelata dal gesto decostruttivo emergerà nella sua istanzadi ritrazione ed auto-cancellazione come lo spazio di una faglia invi-sibile. La decostruzione, riconfigurandosi sulla soglia del solcodell’apofatica senza tuttavia ricadere in esso, potrà sollevare la que-stione di un “luogo introvabile” che ad un tempo fonda, com-prende, eccede e depone il dispositivo economico innescatodall’onto-teologia, schiudendo un “nuovo pensiero dell’evento”.Sebbene Derrida mantenga in più occorrenze una precisariluttanza all’assimilare il pensiero della differenza e della traccia allinguaggio tipico dell’assiomatica della teologia negativa tradizionale(in quanto esse sono irriducibili all’ordine dell’essente e ciò che inesse si imprime non è niente di teologico, neppure in senso nega-tivo1), d’altra parte resta evidente, all’avviso di chi scrive, quanto ladecostruzione rilegga in una “particolare esegetica” il percorso |